Benedict Cumberbatch è un uomo meraviglioso.
Qualunque amante della settima arte lo ha potuto constatare negli ultimi anni, apprezzandolo in uno o più ruoli, e diciamocelo chiaramente, si è fatto adorare anche nei suoi momenti fuori dallo schermo, dimostrando sempre sense of humour e disponibilità a mettersi in gioco per i suoi fan.
Immaginate poi la sorpresa e aspettativa sollevate quando ho scoperto che nel cast dell’ultima fatica targata Marvel Studios un nome altisonante ormai come il suo sarebbe stato accompagnato da Chiwetel Ejiofor, uno dei più talentuosi attori di colore da anni sulla scena, da Tilda Swinton, che non ha certo bisogno delle mie presentazioni e Mads Mikkelsen, altro incarnatore di interpretazioni memorabili e fisse ormai nell’immaginario collettivo come il bondiano Le Chiffre o, sul piccolo schermo, l’Hannibal Lecter più profondo di sempre.
E allora con un cast STELLARE per quale motivo, appena finita la visione, non mi sono fiondato a casa a scrivere quanto mi fosse piaciuto il film?
Perché parliamoci chiaro, il film mi è piaciuto, ma non abbastanza. So per certo di non essere quel tipo di moviegoer che ha bisogno di quindici eroi su schermo che fanno esplodere qualunque cosa toccano, modello Civil War, per sentirmi coinvolto nell’azione e per appassionarmi alla visione, e peraltro sono momenti comunque presenti in questa pellicola, seppur in misura minore.
Quindi cosa non ha funzionato?
LA FRETTA. A partire dalla sceneggiatura, Il film passa da momenti di una lentezza soporifera ad un’azione concitata senza mai far capire realmente lo svolgersi del tempo nel mondo fuori dal contesto in cui si trova il Dottore.
Un origin story ha bisogno di un ITER per il personaggio principale, di farci percepire la crescita del personaggio attraverso numerose tappe intermedie, e approfondendo ciò che in lui scatena il mutamento. Per intenderci nella fase di apprendimento delle arti mistiche, sembra passare da una conoscenza nulla delle suddette ad una grande maestria nell’arco di tre scene e un taglio di capelli.
Quello che manca è il riferimento al mondo che ha lasciato; la sensazione del tempo che scorre non esiste, e inevitabilmente noi ci ritroviamo un po’ spaesati perché intuiamo che non si è trattato di due settimane, ma non capiamo esattamente se siano stati 3 mesi o 3 anni, nemmeno quando si ripresenta in ospedale di fronte al suo ex interesse amoroso.
Questo ovviamente si riflette sullo spessore dei personaggi. Bidimensionali come pochi, grande delusione viste le premesse sul cast di cui sopra.
Il Dottore è semplicemente uno stronzo all’inizio del film (il che va bene, fedeltà ai comics ;), e attraversa un importante percorso di redenzione nelle seguenti due fasi: manda qualche mail alla sua ex che ha trattato malissimo e quando la rivede le chiede scusa. HEY il Dottore è un supereroe vero ora, non è più uno stronzo!
Allo stesso modo si evolvono i suoi rapporti con gli altri stregoni, in particolare il meraviglioso cinesone obeso.
Strange viene trattato come un novellino, ma appena salva il mondo “HEY! Ora siamo amici compagnoni!”. Menzione d’onore per il rigore del personaggio del buon Chiwetel che risulta agghiacciante ma comunque abbastanza fedele alle origini di quel personaggio.
Posso dirne mille altre su come siano mal sviluppati altri personaggi di spessore e di primo piano della pellicola. Unica perla in questo piattume è l’Antico interpretato dalla Swinton, paradossalmente essere millenario ma unico personaggio della pellicola a dimostrare umanità, spessore e conflitto interno.
Ma non è solo lacuna e piattume nello sviluppo. Il film è divertente, e godibile. Ha degli ottimi tempi comici, un impatto visivo notevole in alcune scene (penso al tempo che si riavvolge intorno allo scontro finale del dottore, piuttosto che la dimensione oscura) e c’è una discreta alchimia di fondo nel cast che trascende la bidimensionalità di certi personaggi.
Ottime basi per un sequel più agguerrito e profondo, e un buon inizio per introdurre la dimensione mistica e il concetto di multiverso tanto caro alla Marvel fumettara.
Menzione a parte per il post credits, dove sembra chiaro che il Dottore tornerà molto prima di quel che pensiamo a far compagnia a un biondo e nerboruto Asgardiano, per la gioia di tutte le donne nella fascia di età 12-99 a livello mondiale.
Che dire, buonina la prima, e ci rivediamo tra un anno. Almeno so già che non farò fatica a portare la mia ragazza al cinema…
Marco Copeta
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