Erano almeno un paio di anni che aleggiava nell’aria un crescente hype per l’uscita del film sul più famoso ladro del mondo fumettistico italiano, Diabolik. Non appena era stato fatto poi il nome di Marinelli le aspettative avevano subito una rapida impennata e, per la sottoscritta, si erano vagamente ridimensionate in seguito all’uscita del primo trailer.
La pellicola in questione è diretta dai fratelli Manetti ed è purtroppo un flop di dimensioni bibliche. Risulta difficile salvare uno qualunque dei reparti che hanno lavorato alla creazione del film, ma andiamo con ordine. La trama è molto semplice; il famigerato criminale Diabolik scopre dell’esistenza di un diamante rosa in possesso della bella (e purtroppo va sottolineato, perché non è nient’altro che ciò) Eva Kent, da qui si svilupperà un susseguirsi di eventi poco frizzanti ed abbastanza prevedibili. Marinelli, attore con la A maiuscola che ci ha regalato personaggi come lo zingaro, da vita ad un Diabolik incredibilmente piatto, privo di verve e di spessore che raggiunge il suo apice quando è catatonico, almeno in quel contesto lo si si giustifica. Egli si contrappone alla Eva di Miriam Leone, femme fatale a tratti ridicola che non ha altro che la bellezza a sostenerla e più volte viene sottolineato. I dialoghi e l’evoluzione del rapporto tra i due rasentano lo scempio, non v’è neanche un vero innesco della relazione; improvvisamente li ritroviamo avvinghiati l’uno all’altro senza capire come dopo anni di assoluta segretezza lui vi rinunci, per non parlare poi della bassezza dello scambio di battute in almeno tre contesti che hanno un livello di scrittura pari a quello de Gli occhi del cuore. Unica nota positiva il fatto che il personaggio di Marinelli non provi neanche lontanamente ad essere un eroe, è un villain in tutto e per tutto; non ha paura di macchiarsi le mani del sangue di chiunque lo incroci e, se devo pensare al terrore che generalmente permea il cinema nel mantenere cattivo un protagonista (vedisi Venom), almeno questo aspetto è da apprezzare. Due protagonisti piatti come la pianura Padana si interfacciano poi con una schiera di comparse e personaggi secondari che più hanno un ruolo marginale, più sembrano desiderosi di accaparrarsi un cm di schermo carezzando l’overacting. In tutto ciò, nonostante la mimica facciale sia portata agli eccessi, le reazioni dei personaggi agli snodi della vicenda non sono per nulla credibili e ricordano più i cliffhanger alla fine di un episodio di Beautiful. Anche se il dettaglio forse migliore nella scrittura dei personaggi è l’assurda necessità di tutti di spiegare sempre ogni minima cosa, come se si aspettassero l’arguzia del pubblico di Dora l’esploratrice. Nota di (de)merito il cameo di Claudia Gerini, pelle d’oca quella R moscia.
I reparti tecnici non sono da meno; nel voler ricreare un’atmosfera anni 60 il film diviene una parodia del genere, il che è incredibilmente triste, perché si vede quanto in realtà esso si prendesse sul serio. I toni della fotografia ricordano quelli di una fiction, i nascondigli di Diabolik sembrano costruiti da Giovanni Muciaccia con le prime cose che trovava sparse per casa e sono abbastanza convinta che in una scena sia stato usato un fondale dipinto, dipinto male.
Onestamente non capisco cosa possa essere andato storto nella nascita di questo film, perché potenzialmente il soggetto e Marinelli rendevano la pellicola appetibile e si sarebbe potuto puntare anche ad un pubblico estero, ma tutta l’idea è sbagliata. Ho compreso dove volessero andare a parare, ma non capisco come potessero pensare che fosse un lampo di genio, perché già al secondo minuto quando nel bel mezzo di un inseguimento si vede la Jaguar, che probabilmente si muoveva a 40km/h, librarsi in cielo ci si rende conto che la direzione presa è quella sbagliata. Gran parte delle scene hanno una scrittura imbarazzante, ma per odio degli spoiler non mi soffermerò nel descriverle nonostante la tentazione sia tanta. Vorrei salvare la colonna sonora, ma purtroppo anche quella fa accapponare la pelle.
Mi rendo conto di sostenere sempre che ognuno debba farsi una propria idea dei film, quindi dirò solo che personalmente ho faticato a non abbandonare la sala e mi è successo solo tre volte in vita mia di cui le altre due erano film volutamente trash. Vorrei anche tanto che qualcuno mi restituisse quelle due ore della mia vita, perché forse questo giro a quell’ombra che è Diabolik sarebbe convenuto restare celato nelle tenebre dei fumetti.
Camilla.