Straziami ma di Baci Saziami

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Care amiche e anche amici, è con sommo gaudio che cercherò di condurvi per mano attraverso la commedia italiana “retrò”, comprendendo il periodo tra gli anni ’50 e ’80. Lo so, per molti di voi sarà un po’ difficile affrontare queste annate, ma se avrete la giusta curiosità, sono sicuro che apprezzerete alcuni film di cui non sapevate nemmeno l’esistenza.
Anzitutto, la commedia italiana non ha niente da invidiare a quella hollywoodiana ma anzi, in molti casi è proprio l’esatto contrario, tant’è che oltreoceano hanno girato remake più o meno riusciti di grandi opere italiane come “Welcome to Collinwood”, rifacimento del nostrano e inarrivabile “i soliti ignoti”, oppure “profumo di donna” che vantava nel ’74 un grandissimo Vittorio Gassman e replicato in America con il premio oscar (proprio per questo film) Al Pacino.

Il film di oggi è “Straziami ma di baci saziami”, annata ’68 per la regia di Dino Risi, con Nino Manfredi, Ugo Tognazzi e Pamela Tiffin. E’ una perla di comicità e situazioni esilaranti, una storia d’amore con mille disavventure e tragedie. Ma andiamo con ordine.

TRAMA

Durante una manifestazione folkloristica a Roma, il barbiere Balestrini Marino incontra la bella operaia Di Giovanni Marisa e tra loro scoppia il colpo di fulmine; colpo talmente forte da spingere Balestrini Marino “prima forbice” di Alatri a lasciare il paese per trasferirsi a Sacrofante Marche in cerca del suo amore. Mentre scende dalla collina innevata dietro la stazione , rivede fortuitamente Marisa, la quale finge di non riconoscerlo, ma in realtà è incredula e felice per l’incontro. Passa il tempo, i due si innamorano e decidono di sposarsi. Ma il destino ha in serbo per la coppia diverse sfide.

Il padre di Marisa, marmorista e scultore funebre, si contrappone al loro matrimonio e i due amanti, sconvolti dall’incomprensione paterna, tentano il suicidio o, come lo definiscono loro “l’inzano gesto”, sdraiandosi sopra i binari del treno. Fortunatamente per loro, il macchinista del treno riesce a fermarsi in tempo e li caccia a male parole. E proprio da quel treno fa breve comparsa un frate che urla a loro che “ La Provvidenza vede e provvede”. Il frate aveva ragione, tant’è che lo scultore muore prematuramente, lasciando la vita terrena e la possibilità ai due di sposarsi.

“Lei si chiama Di Giovanni Marisa” “Di Giovanni Marisa è un bel nome”

“Lei si chiama Di Giovanni Marisa” “Di Giovanni Marisa è un bel nome”

Mentre si preparano alle nozze, Adelaide, la procace padrona di casa di Balestrini Marino e vedova inconsolabile, tenta il giovane barbiere a peccare con lei, ma questo la respinge. Lei, malalingua ed offesa, insinua il dubbio a Marino che Marisa si sia comportata da “donna facile” con Scortichini Guido, operaio presso la cartiera di Sacrofante Marche. Lui, inviperito, cerca di far confessare il tradimento alla giovane, la quale, offesa nell’orgoglio, decide di scappare dal paesello per recarsi a Roma e cambiar vita. Balestrini Marino, scoperta la verità sulla malalingua di Adelaide, molla tutto per la seconda volta e insegue nuovamente la sua amata.

Passa il tempo e Balestrini Marino investe tutte le sue energie per cercare Di Giovanni Marisa, ma senza ottenere risultati.

Intanto Marisa, ospite di un convento di suore, legge un annuncio sul giornale per lavorare come stiratrice presso Sor Umberto Ciceri, sarto sordomuto.

straziami 2

Balestrini Marino, barbone senza speranza, decide “l’inzano gesto”, lanciandosi nel Tevere a Capodanno, ma viene recuperato da “Mister Ok”, personaggio noto nella Capitale per l’annuale tuffo dal ponte Cavour. L’accaduto viene pubblicato dai giornali e così Marisa, che nel frattempo ha sposato il sarto sordomuto, va a visitare Marino degente in ospedale, al quale racconta la terribile verità: ormai è diventata la signora Ciceri. Marino è disperato, ma anche stavolta la Provvidenza “Vede e provvede” … con un finale assolutamente incredibile!

L’EPOCA

A differenza delle commedie italiane odierne, nella Commedia Italiana (metto le maiuscole apposta) compaiono tematiche scottanti che spesso venivano censurate. Nel film fanno delle brevissime comparsate ed in modo grottesco, temi assolutamente importanti nell’epoca. Compare la prostituzione mascherata da annuncio sul giornale come “AAA nuova giovanissima manicure alta classe massima riservatezza senza portiere”, il potere “stupido” quando Balestrini Marino viene licenziato dal suo impiego come cameriere e il padrone di casa lo caccia al grido di “Ecco! Diamo il potere ai negri!”, la psicanalisi sballata, la pillola abortiva “argomento di cui non dobbiamo parlare”, il tradimento e la sessualità. Questi sono alcuni dei temi che, per ovviare alla censura, venivano mascherati e presi in giro, per sfuggire ai censori tanto diligenti, quanto stupidi.

 

“GRADISCE UNA GOMMA ALLA LIQURIZIA?” “GRAZIE NO. NNERISCE I DENTI”

I dialoghi sono spassosimi, pieni di errori grammaticali ed inflessioni dialettali, con accenti marchigiani e ciociari. Nei dialoghi, spesso dicono il proprio cognome e nome, adottando una finta altezzosità per mascherare la propria semplicità. Per citare un esempio, la scena in cui Balestrini Marino arriva a Sacrofante Marche e reincontra in modo fortuito Di Giovanni Marisa ;

BM“nun se recorda de me?Balestrini Marino!Ce semo ‘ngià ‘ncontati!”

DGM (fingendo di non riconoscerlo); “E ‘ndove?In Ancona?San Benedetto del Tronto?L’Aquila?Pescaseroli?”

BM“Quanto viaggia!”

DGM “Come se dice: Viaggiare è capire!”

 

Oppure, mentre si rincorrono allegramente nel parco

BM:”Ti ho preso!Briccona!

DGM “ Lasciami!o chiamo lo Curato”

BM” Ne dubito”

DGM “Troppo sicuro di te, Casanuova”

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Gli attori sono straordinari nell’interpretare i loro personaggi. Manfredi nella parte del barbiere ciociaro, semplice ma determinato, audace e resiliente e che torna “Come il Conte di Montecriso: ricco e spietato”; Pamela Tiffin, bellissima, stupida come un trattore ingolfato, ma semplice e con valori morali solidi; Tognazzi in forma strepitosa, che riesce a farsi capire nonostante sia sordomuto, che balla ad occhi chiusi in mezzo alla pista e deve essere fermato, che vuole andare al monastero dello zio perché fanno la “jioccccolaaattaaaaa”, fanno di questo film un qualcosa di difficilmente replicabile e che mostra la “VERA” commedia italiana.

Sperando di avervi incuriosito sulla Commedia Italiana, vi lascio con una sfida: guardate i nostri capolavori come “Straziami ma di baci saziami”,  metteteli a confronto con le nuove commedie italiane e straniere e scoprirete il genio della nostra comicità. Genio che tanti registi d’oltreoceano non hanno replicato neppure della metà, spendendo sei volte di più. Genio che noi, purtroppo, abbiamo perso durante le vacanze natalizie.

Mat Merighz

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