Tonya -L’ossessione dietro la fiaba-

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Tonya è il nuovo film che vede come protagonista Margot Robbie e che le è valso una nomination come miglior attrice. La storia narrata è quella della controversa vita della pattinatrice olimpionica Tonya Harding, la cui esistenza è stata caratterizzata da violenza, abusi e maltrattamenti sfociati nel caso mediatico de “l’incidente” che coinvolse Nancy Karrigan, sua rivale nel pattinaggio.

Per alleggerire i numerosi temi presenti all’interno della pellicola, il film è stato strutturato come una commedia noir, a tratti grottesca ed a tratti drammatica, permettendo quindi di non generare pietas nello spettatore, ma unicamente ilarità e talvolta sconforto. Ad introdurci a questa tipologia di narrazione sono le frasi cha appaiono sullo schermo prima ancora che il film inizi, esse recitano: “basato su interviste totalmente prive di ironia, contraddittorie e vere al 100% fatte a Tonya Harding e Jeff Gillooly”.

Durante le oltre due ore della pellicola si alternano due piani temporali distinti tramite scene strutturate a fasullo reportage, che vanno quindi a ricalcare le reali interviste avvenute con i protagonisti della vicenda, alternate a flashback dei vari episodi intervallati da numerose rotture della quarta parete. Tutto ciò, connesso poi con il dinamismo della regia, mai ferma, mai statica, ma in una perpetua rincorsa dei protagonisti, frenetica come Tonya stessa, rende la pellicola quasi interattiva: lo spettatore si ritrova del tutto immerso e coinvolto nella situazione. Ci si ritrova a colloquiare con i personaggi, personaggi talmente irragionevoli a sconclusionati da parer provenire dal mondo dei Coen. Ci si ritrova a muoversi con e tra di loro, si è chiamati in causa durante le conversazioni. E con ciò non vi è un unico momento di noia, di sospensione o di attesa. Il film è come una gara di pattinaggio, un’indiavolata danza volta alla conquista della gloria, o meglio dell’amore del pubblico.

Il personaggio portato in scena da Margot Robbie è una giovane controversa, che rompe totalmente lo stereotipo della pattinatrice; non è elegante e raffinata, sofisticata ed altolocata, ma bensì rozza, volgare, scolpita nei bassi fondi. È una ventenne che ha già vissuto ben più di quanto una giovane possa sopportare; cresciuta tra le angherie della madre e che per sfuggirle finisce per gettarsi tra le braccia di un violento. Da un abuso ad un altro. Antieroe americano che brama di diventare simbolo della nazione. Tutto ciò che va contro al sogno americano, alla famiglia perfetta, è racchiuso in Tonya, ragion per cui, nonostante l’innegabile talento, nessuno le riconosce i suoi meriti. Essa finisce quindi calpestata, derisa e sottostimata.

 

Viene quindi rappresentata l’ipocrisia del mondo del pattinaggio, di facciata roseo ed elegante, ma concretamente ipocrita ed egoistico; un universo in cui l’immagine delle atlete conta più dell’esibizione. Un universo che trova quindi in Tonya qualcuno non da amare, ma bensì da odiare, in quanto la sua poca convenzionalità rischia di incrinare la fittizia perfezione di cui il pattinaggio si nutre.

 

La Robbie riesce a ritrarre perfettamente le innumerevoli sfaccettature di un personaggio tanto contraddittorio; all’apparenza burbera e forte, ma nel profondo fragile e malleabile. Unica nota negativa in merito è la scelta di far interpretare alla stessa Robbie la versione quindicenne di Tonya.

Il personaggio di Allison Janney, LaVona Harding, con cui si è meritevolmente guadagnata l’oscar, è invece quello di una donna brutale, rancorosa nei confronti della società, succube di un desiderio di rivalsa nei confronti di una borghesia che non l’accetta. Essa finisce per riversare tutti i sogni infranti, i fallimenti e le sconfitte nella figlia di appena 4 anni. Trova in essa la sua rivalsa, ma per far ciò la brutalizza, la maltratta, la schernisce e finisce per portarla a credere che quello sia il meglio che la vita possa riservarle. Che la brutalità sia all’ordine del giorno, che non vi possa essere dolcezza nel quotidiano. Non per lei.

Tonya è costretta a passare la sua intera esistenza all’ombra degli insulti di chi la circonda, è costretta a condividere con essi la propria passione che diviene dunque il suo unico tratto distintivo. Come dice lei stessa non ha istruzione, non ha conoscenze, non è nulla senza il pattinaggio, perché questo è ciò che è stata portata a credere.
Quella che poteva essere una grande campionessa finisce quindi per sopperire schiacciata dalla ferinità di chi l’ha cresciuta ed arriva quindi all’inesorabile crollo.

Tonya è assolutamente un film da vedere, lo è per la sua messa in scena, per le prove attoriali e per il suo essere tanto sfrontato, irriverente e cinico. Per non aver pietà della storia che sta narrando, per essere una perfetta incarnazione dei deliranti ed assurdi personaggi che lo compongono. Lo è persino per la sua colonna sonora che spazia dal folk, al rock sino al metal.

In chiusura viene detto che non esiste la verità in senso stretto, ma che vi sono solo le versioni dei singoli della vicenda, ma forse una cosa certa c’è: la visione di Tonya delineata da Gillespie è certamente da non perdere.

Camilla.

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