Il giorno della festa delle donne Netflix ha reso disponibile sulla sua piattaforma una serie unicamente femminile, a partire dall’ideatrice e dalle registe fino ai singoli personaggi che vanno a comporre il puzzle della trama.
Purtroppo però rappresenta un nuovo scivolone per l’accoppiata Marvel/Netflix dopo la ripresa che v’era stata con i difensori e “the Punisher”.
Già la prima stagione era stata caratterizzata da un’eccessiva lentezza, ma, suo malgrado, la trama e la prova di Krysten Ritten più o meno facevano in modo di mantenere la barca a galla. Con questo nuovo girone di episodi però le tempistiche si dilatano ulteriormente e l’esiguo intrigo finisce per annacquarsi e portare lo spettatore allo sfinimento. Le ragioni per arrivare al termine della stagione sono ben poche, se non addirittura inesistenti, in quanto alla fine ci si rende conto di aver forse sprecato 13 ore della propria esistenza, quindi il consiglio è di imparar a far a maglia nel mentre.
Questi 13 nuovi episodi si inseriscono successivamente agli avvenimenti narrati in “The defenders”, Jessica è quindi tornata al suo lavoro di investigatrice, ma, sia per via del caso Killgrave sia per la sua collaborazione con i difensori, la sua notorietà come eroina è notevolmente incrementata. A farci però temere il peggio rispetto a ciò che la serie ci riserva, è un ambiguo personaggio che si presenta alla porta della Jones, ovvero un paffuto soggetto che sostiene di essere stato vittima di esperimenti che l’hanno portato ad acquisire super poteri, in particolar modo un’estrema velocità. Estrema velocità che viene fatta con una CGI estremamente orripilante, tanto agghiacciante che, probabilmente, se avessero aggiunto una scia luminosa alle calcagna del personaggio in corsa con Paint, il risultato sarebbe stato di gran lunga migliore.
La stagione si incentra, ancora una volta, più su lotte interiori che lotte fisiche. Se le serie targate Marvel maschili sono più corporee ed impulsive, Jessica Jones aveva sempre tentato di rimaner maggiormente ancorata all’aspetto intrinseco ed emotivo delle vicende. Continuando su questa pista il villain di questo secondo capitolo non è concreto, non lo è nella sua interezza per lo meno, perché, sebbene durante lo scorrere degli episodi siano utilizzati dagli showrunner svariati capri espiatori, il reale nemico da sconfiggere è il passato. Ciò che è stato, ciò che ha rappresentato le radici per il dolore che si è accresciuto in Jessica, costringendola negli anni ad annegare i propri dispiaceri nell’alcool. Costringendola ad una vita da reietta, vittima di responsabilità da lei mai volute, ma affibbiatole, perché, come già si disse nell’universo Marvel “da grandi poteri derivano grandi responsabilità”.
La Jones si trova quindi a dover combattere con i propri spettri, a dover accettare la sua parte di colpe nella propria formazione.
L’intera stagione risulta essere uno sbrodolone con ben poco senso; dall’oscura IGH che crea persone con super poteri, sino alla storyline di Hogarth affetta da SLA. Il tutto passando per Patsy in procinto di diventare Hellcat, meglio non approfondire il trash della scena finale che la riguarda, e per Alisa. Ora qui fermiamoci un secondo a discutere di quanto questo personaggio sia fastidioso; lo è sin a partir dal suo essere del tutto antiestetica, senza cattiveria alcuna, ma se indossi una parrucca e ne scegli una che ricorda il pube del demonio, allora ti assumi tutte le responsabilità a riguardo, e lo è poi nella sua caratterizzazione. È indiscusso che sia soggetta a danni cerebrali, ma ciò comunque non giustifica i repentini cambi d’animo che la rappresentano in quanto palesemente sfruttati ai fini delle singole scene. Risulta a tal riguardo del tutto scontato capire cosa stia per avvenire, perché, quando un evento sembra improbabile, diviene evidente non un intervento divino, ma bensì un brusco cambio d’opera di Alisa.
Per non parlare poi di Patsy che, dopo essere stata in procinto di morte, non si sa in quale arco temporale, con quali mezzi ed energie, fugge dall’ospedale e riesce a recarsi dove si trovano Jessica ed Alisa e ad avere una mira infallibile laddove necessario. I creatori si perdono quindi in sequenze infinite ove sarebbe possibile fare dei tagli, per poi trovarsi a corto di minuti negli episodi finali facendo quindi dei salti temporali ingiustificati.
Come dissi all’inizio gran parte dei personaggi le cui vite si districano nella vicenda sono femminili, gli unici personaggi maschili sono secondari ed irrisori, burattini (in)utili ai fini della trama. Vengono rappresentate quasi tutte donne all’apparenza forti, ma nel profondo particolarmente fragili. Jessica in primis, ella è infatti indipendente, irriverente e sarcastica sulla facciata, ma è scissa, spezzata, ferita ed umiliata nel profondo. Incapace di convivere con se stessa, incapace non solo di vivere, ma persino di sopravvivere, si ritrova a doversi scontrare con i frammenti del proprio io, fautori di allucinazioni che la spingono verso il baratro.
Trish, anch’essa forgiata da un’infanzia difficile, in questa stagione non riesce nemmeno a mantenere l’apparenza di donna di successo che si era creata negli anni, e torna quindi vittima dei suoi demoni a soccombere ai propri vizi. Insofferente nel vivere all’ombra di Jessica, brama di averne i poteri.
Alisa, beh per lei è sufficiente ricordarci della parrucca.
Hogarth, avvocatessa di successo imperscrutabile, alla vista della donna con la falce finisce per divenire succube della paura, scoprendosi e mostrando le proprie debolezze, concedendo quindi il proprio fianco agli sciacalli pronti a banchettare sulla sua carcassa.
Il finale aperto, con un accenno di lieto fine all’incirca per ciascuno dei personaggi, è caratterizzato da finto buonismo; non v’è uno solo dei soggetti che abbia effettivamente tratto giovamento dai propri errori o che abbia in effetti compiuto un’evoluzione. Sono unicamente ombre di loro stessi, statici nel loro finto dinamismo. Jessica in primis sostiene di aver compreso di essere essa stessa causa del proprio isolamento, ma non per questo tenta di risanare i rapporti perduti e logorati.
Si spera che questo minutaggio della nostra vita, andato perduto seguendo Jessica Jones, ci venga ripagato nel momento in cui verrà diffusa la seconda stagione dei difensori, ma, per ora, fissare una parete bianca sarebbe forse stato più soddisfacente.
Camilla.