SOLO: A STAR WARS STORY LA RECENSIONE

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Un buon recensore dovrebbe sempre far capire dalle prime battute quale sia la sua opinione sul film. Non è una cosa facile per Solo: A Star Wars Story considerate le ore che ho passato a rifletterci. A 14 anni non ero propriamente un dio della popolarità, e ricordo con emozione il giorno che con il mio 56k sono riuscito a scaricare da un sito americano la Wookiepedia. Già, esisteva un file word da 65MB con immagini e link, e altro non era che un’enciclopedia di Star Wars. E l’ho letta tutta, quindi capirete perché a 32 anni suonati, per questo film, avevo delle aspettative.

Partiamo dalle basi, il film in sé non è un granché. L’impianto narrativo è decisamente piatto, non emerge per tutta la pellicola un villain degno di nota e manca una linea di demarcazione ben definita tra primo e secondo atto, difetto imputabile alla sola sceneggiatura. Ron Howard, ma anche Lord e Miller prima di lui (i registi hanno consensualmente rescisso a metà riprese passando le consegne al buon Ron), hanno saputo girare un film senza sbavature, tecnicamente a posto ma, mi sento di dire, senza virtuosismi che facciano godere lo spettatore delle immagini che scorrono sullo schermo. Abbiamo un paio di ottimi momenti dal punto di vista visivo, primo fra tutti la scena d’azione che si svolge sul tetto di un treno girata in modo pulito e che non confonde mai l’occhio di chi la guarda. Siamo comunque lontani anni luce dall’asticella più alta nel settore che resta Mad Max Fury Road. Alla domanda sul perché un impero galattico usi dei treni quando è dotato di astronavi grosse come l’India non so ancora darvi una risposta. Menzione d’onore per mamma Disney, questa volta meno politicamente corretta del solito e disposta a prendersi gioco del politically correct antirazzista e femminista pervadente negli ultimi anni, con un droide piuttosto, passatemi il termine, sclerato.

Ora però, e andrò in controtendenza rispetto alla critica più acre, voglio dirlo: questo film ha qualcosa da offrire ai fan. Ha delle risposte.

Sono anni che mi chiedo come ha fatto Han a percorrere al rotta di Kessel in 12 parsec. Ora lo so. E altrettanti anni che voglio sapere come ha fatto a vincere il Millenium Falcon giocando a carte con Lando. Ora lo so. Come so anche in che modo si sono conosciuti Han e Chewbacca. Purtroppo però, lasciando da parte il fan accanito che c’è in me, sembrano proprio episodi da dare in pasto alla fanbase incollati insieme alla “sperandio”, cercando di emozionare senza troppo pensare alla sostanza.

Potrei dare un’ultima buona ragione agli appassionati di Star Wars per vederlo, ma sarebbe uno spoiler pesantissimo che lascia presagire un corso narrativo nuovo. Ed è proprio questo particolare momento che mi ha lasciato intuire che siamo di fronte a qualcosa di mediocre ma che in un prossimo futuro può essere l’insieme di qualcosa di grandioso. Un colpo di scena non indifferente che urla “Hey! Qui alla Lucasfilm abbiamo un piano!”. Un piano che secondo me può culminare solo con un film intitolato Kenobi. E l’hype sale tantissimo.

Andare a vederlo o no dipende come sempre solo da voi, ma al domanda che dovreste farvi è “sono davvero in grado di mollare due ore di film con Chewbacca?

 

                                                                                                                                       Marco

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