Mutanti e Fieri, cronaca di un Addio.

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Umano.

Questa è la prima parola che balena nella mia mente quando riporto il pensiero al film “Logan”, il che è bizzarro in quanto stiamo pur sempre parlando di un cinecomic, perciò; azione, irriverenza, superpoteri, antieroe, sarebbero molte le parole che si addirebbero ad un film di questo genere, eppure “umano” appare così limpidamente nella mia testa. Perchè si, in un tripudio di violenza che la Marvel per ora ci aveva mostrato unicamente nella collaborazione con Netflix e quindi nell’ambito seriale, a prendere il sopravvento è l’aspetto personale, intimo ed appunto umano di Wolverine, o meglio, Logan. La bestia che ci avevano abituati a vedere, quell’arma generata dall’odio e dalla violenza di cui era stata vittima, non ha smesso di esistere, ma su di essa ha prevalso un altro tipo di istinto primordiale; quello paterno.

La lotta che dapprima era stata per egoistica sopravvivenza e si era poi tramutata, nel corso dell’evoluzione del personaggio, in una lotta per la difesa della razza mutante, diviene ora una battaglia per la salvaguardia della stirpe, della propria stirpe.

Logan ci viene presentato in un futuro in cui i mutanti hanno smesso di esistere o, per lo meno, di nascere. In cui l’anziano X-men non vede più valide ragioni per lottare, un luogo tanto angusto e spoglio di giustizia da aver privato della ragione colui che per decenni aveva fatto gravare sulle proprie spalle le sofferenze di tutti, umani e mutanti, colui che aveva saputo recuperare il senno di qualunque mutante, probabilmente anche laddove fosse finito sulla Luna. Ci viene mostrato un uomo stanco, non più immortale, non più dalla corazza inespugnabile, un uomo marchiato sia fisicamente da decine di cicatrici, sia nell’animo, perchè, come viene specificato diverse volte nel corso della pellicola, vi è qualcosa che lo sta facendo marcire dall’interno, esposto come era stato presentato solo difronte alla dipartita di Jean. Quella che Logan intraprende nell’omonimo film è una via di redenzione, perchè non importa per quale ragione tu abbia ucciso, il sangue sulle tue mani rimane comunque un segno indelebile e, di vittime, Logan ne ha mietute parecchie. Si tratta per il mutante dell’ultima possibilità che gli rimane per lasciare dietro di sè qualcosa che non sia né ammassi di corpi, né qualche avventura racchiusa in un fumetto, ma qualcosa di concreto, una vita che valga la pena di essere vissuta. “Tu hai ancora tempo” lo dice Xavier a Logan, ma forse il tempo a disposizione di Wolverine è effettivamente giunto al termine ed allora, tale affermazione, non può che rivolgersi alle generazioni future, alle generazioni di mutanti che hanno si, subito numerose angherie ed ingiustizie, ma che ancora possono invertire la propria strada e mutare il proprio cammino. Mutare la propria sorte, come la natura ha mutato loro ed i geni che li hanno resi tanto odiati e temuti.

Con Logan si ha la chiusura di un’era, un’era iniziata ormai 17 anni fa che, con la trilogia iniziale, aveva dato notorietà all’australiano Jackman, il quale è cresciuto, letteralmente (ammazza Ugo quanto sei grosso), insieme alla saga, perciò un senso di amarezza non appena la voce di Johnny Cash riempie la sala accompagnando l’immagine di una X precedente ai titoli di coda, non può che pervadere lo spettatore affezionato. Ma, quest’ultimo, non può evitare di ritenersi soddisfatto della conclusione fornitagli da Mangold, perchè, sebbene di certo non si tratti di un lieto fine e probabilmente non dia la tanto agognata pace ad i suoi personaggi, rende di certo giustizia all’intera saga, specialmente dopo un paio di capitoli che sarebbe forse meglio dimenticare.

Quindi, dopo aver visto ormai ogni aspetto del vecchio Logan, non ci rimane altro che salutare il personaggio senza rancore alcuno e, per voi che non l’abbiate ancora fatto, non vi resta invece che, smettere di leggere queste righe ed andare in sala a porgere gli omaggi ad i sei artigli di adamantio che hanno accompagnato quasi due decadi della vostra vita (praticamente quasi interamente la mia).

 

 

 

Cosa ci fate ancora qui? Mi pareva di essere stata chiara, il cinema non è da questa parte..

Camilla.

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