Ieri si sono tenuti gli 89th Academy Awards e come ogni anno vengono susseguiti da una serie di voci e di chiacchiericci. Quest’anno a maggior ragione se ne parla proprio per via di quella busta sbagliata che ha sconvolto il Dolby Theatre di Los Angeles.
Sul sito ufficiale degli Oscars, www.oscars.org, troviamo le scuse da parte del PwC:
We sincerely apologize to “Moonlight,” “La La Land,” Warren Beatty, Faye Dunaway, and Oscar viewers for the error that was made during the award announcement for Best Picture. The presenters had mistakenly been given the wrong category envelope and when discovered, was immediately corrected. We are currently investigating how this could have happened, and deeply regret that this occurred.We appreciate the grace with which the nominees, the Academy, ABC, and Jimmy Kimmel handled the situation. PwC
Scusa ‘na sega, direbbero qui a Firenze.
Premetto: non sarò obbiettiva, per niente proprio.
Giorni fa, a seguito della visione di tutti i film candidati, ho buttato giù una lista dei miei pronostici, seguiti da quelli che avrei voluto che vincessero gli Oscars, molti coincidevano, molti no. Di tutta quella lista ho azzeccato tutte le premiazioni,TUTTE tranne, appunto, il Miglior Film (a parte un premio che avevo dato a Rogue One, più come fan che per altro).
Vedere non vincere La La Land, di fronte al teatrino che abbiamo visto ieri/stamattina in streaming, mi lascia davvero basita. È tutta una tecnica per far parlare di più degli Academy Awards? Se sì, a che pro, visto che già se ne parla alquanto? E poi, meglio parlarne “male” ma parlarne comunque? Perché, ammettiamolo, questa è stata una netta caduta di stile, in uno dei maggiori eventi americani in cui c’è davvero pochissimo spazio per l’improvvisazione. Nel rivedere il filmato, oltre all’imbarazzo di Warren Beatty e allo sguardo a presa in giro di Faye Dunaway, della serie “Che cosa aspetti a leggere il nominativo? Su via lo faccio io”, mi viene da pensare che non è possibile che la regia, la produzione e Jimmy Kimmel stesso non sapessero già il vincitore. All’annuncio di Faye del vincitore, dalla regia parte la musica colonna sonora di La La Land e la voce femminile che proclama quanti Oscar ha già vinto il film. Possibile? Possibile che non si fosse bloccato fin da subito la messa in scena? Invece di far salire tutti sopra, farli commuovere e iniziare i ringraziamenti?
Insomma, un chiaro misunderstanding, come dicono gli inglesi, che poi tanto misunderstanding non è, che lascia sicuramente in cattiva luce la Notte degli Oscar e la successiva vincita di Moonlight.
E allora mi collego al secondo punto: Moonlight, miglior film, seriuosly?
Che sia ben fatto e che sicuramente l’attore Mahershala Ali si sia meritato l’Oscar come Attore Non protagonista non ci sono dubbi. Ma vincere addirittura l’Oscar come Miglior Film?
Dalle ultime esperienze di film vinti, deduco che per essere “bello” per gli Academy Awards bisogna sia “deprimente” o che per lo meno affronti temi di fortissimo spessore. È dal 2012, con The Artist, che non vince un film che regali un sorriso, che regali una “leggerezza” che non siamo abituati a vivere nelle nostre vite, che tratti un tema più spensierato, ma con gli strumenti giusti. Prima di The Artist era successo con il musical Chicago, nel 2003, dai ritmi serrati e quasi comici, nonostante affrontasse la tematica dell’omicidio, in chiave molto ironica.
Non che mi lamenti dei film che hanno vinto dal 2012 a oggi, ma La La Land rispecchiava quello status di “leggiadrìa” che secondo me stiamo un po’ tralasciando.
Molti parlano di “quote nere” per fare incazzare Trump. Beh, se fosse questo il vero motivo, c’erano in lizza altri due film con “immigrati” che potevano far incazzare Trump, che mi sono piaciuti di più: Fences (con un incredibile Denzel Washington e una Viola Davis con un meritatissimo Oscar) e The Hidden Figures (Il diritto di contare), dove non solo parla di donne che fanno lavori da uomini, ma addirittura di colore.
Insomma, un teatrino, alquanto imbarazzante, con pochissimi momenti di commozione, tranne forse un discorso di accettazione del premio di Viola Davis e l’esibizione di Justin Timberlake con “Can’t stop the feeling”, che ha rianimato la platea. Un Damien Chazelle che vince l’Oscar come miglior regia, prendendosi il record di regista premiato più giovane, che non ho mai visto una volta sorridere. Casey Affleck che vince come miglior attore, creando disagio in tante associazioni femministe, che si ribellano al fatto che un “molestatore sessuale” non dovrebbe essere premiato (con annessa “poker face” di Brie Larson che si rifiuta di applaudire quando gli consegna il premio). Emma Stone che spodesta una grandiosa Natalie Portman e una divina Meryl Streep.
Per me la Notte degli Oscar rimarrà sempre un momento importante, ma quest’anno devo ammettere che verrà ricordato solo per quel terribile errore che ha causato chiacchiericcio e incredulità.
Mi dispiace, ma quest’anno è un no.
Scusate, ora vado a rivedermi l’opening incredibile fatto da Neil Patrick Harris nel 2015, il discorso di Roberto Benigni quando ha vinto per La vita è bella e il discorso di Anna Hathaway quando ha vinto per i Miserabili.
La Nicoletta