Esistono titoli che lasciano immaginare cosa sia lecito aspettarsi, inequivocabilmente. Tra questi, ho sempre pensato che il più esplicativo fosse, per distacco, “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, di Luis Sepúlveda. Prima ancora di aprire la copertina o che inizi la sua versione animata sappiamo che una gabbianella verrà aiutata da un gatto a imparare a volare, lasciandoci la curiosità sul come e il perché. Lui, un gatto. A lei, una gabbianella. Quantomeno curioso. Poi ci sono titoli a cui non basta nascondere il contenuto. Titoli che sembrano divertirsi a mettere lo spettatore di fronte ad un paradosso. Questo è il caso di Happy!, serie televisiva disponibile nelle sale di casa vostra dal 26 Aprile 2018, a patto che abbiate un abbonamento Netflix, s’intende. La serie, che sviluppa il suo arco narrativo in 8 episodi da 45 minuti creando un convincente film da 360 minuti, annovera tra i suoi creatori Grant Morrison (tipo Batman: Arkham Asylum del 1989, per dire eh) e Brian Taylor. Dietro alla cinepresa un rullo di tamburi per David Petrarca (Il trono di spade, ma soprattutto Everwood, ecco che sento partire nelle orecchie la sviolinata iniziale, ogni volta eh, pazzesco) e lo stesso Brian Taylor. Happy! fiero di quel suo punto esclamativo, potreste quasi sentirvelo sussurrare come un consiglio, o urlare come una disperata esortazione. Siate felici! perché niente di ciò che vi aspetta all’interno di questo lungo film ha a che fare con quel sentimento. Siate felici! di stare sul divano al sicuro e armati di telecomando, perché sta per iniziare un viaggio fuori dall’ordinario a cui non siete preparati, ma a cui sarete felici di aver partecipato. Felici si, ma dopo che sarà finito perché ragazzi, qui di carne al fuoco ce n’è tanta e non c’è da star tranquilli là fuori. Voi comunque là fuori non ci sarete, ed è un piacere e una fortuna lasciare che a gestire tutto quel casino sia un antieroe cazzuto come Nick Sax (Christopher Meloni) ex poliziotto, sicario alcolizzato a tempo perso e cinico per necessità. Meloni convince nel ruolo dell’antieroe disincantato, capace anche di conversazioni credibili con un personaggio che credibile non è.
Bastano pochi minuti per rendersi conto che l’ambientazione natalizia è un mero pretesto per rendere quella happyness qualcosa di ancora più distante, a tratti inimmaginabile. In effetti, il Natale in questa serie dona asintonia tra toni e ambientazione che avrebbe senso paragonare ad un film di Batman ambientato a casa di Ozzy Osbourne: senza alcun senso, e possiamo anche immaginare che non andrebbe a finire bene. L’unica persona che sembra credere ancora in quel sentimento è, in fin dei conti, quella che ne avrebbe meno ragione. Ma anche questo ci serve per collegarci a Nick Sax di cui, per il momento, vi basti sapere che spara meglio di molti figli viziati della mafia italoamericana (ah, le nuove generazioni) nonostante pillole, alcool e un qualche problema cardiaco che lo rende così simile al Bruce Willis di Sin City (ma voi lo ricordate Christopher Meloni nei panni del detective Mort nel secondo capitolo, vero?). I personaggi sembrano usciti da un fumetto, ed in effetti è proprio tratto dall’omonima miniserie scritta da Morrison, disegnata da Darick Robertson e pubblicata da Image Comics tra il 2012 e il 2013. Gli eventi e i personaggi si presentano inizialmente senza apparente motivo, in una sequenza lineare, per intrecciarsi via via che la trama ci immerge in quella spirale di rabbia, stupore, meraviglia, e violenza hard boiled, che spinge ogni tanto a chiedersi, aspetta, com’è che si intitola questa serie? Ah già, siate felici! Più le cose si fanno intricate e più la curiosità inizia a lasciare il posto a quella che sembra essere felicità, quella per aver superato i primi episodi con fiducia, quella dovuta al fatto che i vostri genitori non vi abbiano mai persi di vista ad un concerto per bambini sotto Natale, insomma. La vostra felicità, si perché là dentro è ancora lunga. Là dentro la vita diventa sempre più simile ad un gomitolo di lana tra le zampe di un gatto sadico domiciliato nell’appartamento di una vecchia megera italiana, che in cambio di un cheeseburger aiuta la “Famiglia” nella divinazione versando sangue nel sugo. Spoiler? Non proprio, ma quanto vorrei essere li con voi quando ci arriverete! Poi tornate tra queste righe e rileggetele, vi sentirete più Happy! Fidatevi. Il resto è un viaggio profondo. La storia di quel tipo di amicizia che ti strappa a forza dal pantano in cui la vita sembra essersi trasformata, con te destinato a sprofondare fino alla fine, inesorabilmente. Il ritmo è serrato e la sensazione è che non stiano mai facendo le cose abbastanza in fretta. Riuscirà un piccolo e magico unicorno blu a smussare gli angoli più duri del carattere di chi un tempo fu il più bravo detective di New York? Riuscirà a convincerlo a credere ancora in qualcosa per cui valga la pena di lottare? O sarà invece il detective a rafforzare e rendere più duro e disilluso il carattere del piccolo amico blu? Come dicevano gli antichi Romani: la verità sta nel mezzo. Ve lo augurerete, perché avranno bisogno l’uno dell’altro per farsi strada in questa follia prima che sia troppo tardi.
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Syfy, la rete che produce la serie, ha dichiarato ufficialmente che farà una seconda stagione! Quindi Buona visione e ricordatevi: Happy!
Voto: 4 ½ unicorni blu su 5
Alessandro