Bojack Horseman -Bello, finchè è durato-

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Parlare di Bojack Horseman è incredibilmente difficile, soprattutto se bisogna tentare di trarre le fila della sua conclusione. Per sei stagioni ha affrontato una miriade di temi, presentando un corale di personaggi connessi unicamente dalla loro incapacità di vivere. Perché in questo metaforico e letterale bestiario, se il protagonista era il cinico, pessimista, opportunista cavallo antropomorfo ad accompagnarlo durante il viaggio c’erano lo scombinato Todd, la frustrata Diane, il puerile Mr Peanutbutter e la stacanovista Princess Carolyn. Ogni stagione ha permesso un’analisi sempre in vena altamente ironica dai problemi che sembrano permeare sempre più la società, dal banale “mai una gioia” agli effettivi problemi di depressione che affliggono una fetta sempre più consistente di popolazione ed in questa stagione è possibile anche cogliere un non troppo sottile riferimento al #metoo.

Ognuno di noi avrà pensato almeno una volta di essere affine a Bojack, ma a farci pensare ciò era unicamente il sarcasmo che permeava ogni scena, perché analizzando a fondo il personaggio, Bojack è tutto ciò che dovremmo sempre sperare di non essere; un disadattato, un uomo incapace di porre rimedio ai propri errori, perennemente in balia dei suoi sbalzi d’umore, più legato ai traumi del passato che alla realtà che sta vivendo, in grado di giustificare ogni sbaglio che ha commesso per un’infanzia non delle più semplici. Un uomo solo nonostante attorniato da gente che lo ama. Un uomo che non sa amare né accettare di esserlo, perché è più semplice lamentarsi della solitudine che lottare per mantenere un rapporto.

La seconda metà di quest’ultima stagione si apre con un nuovo inizio, a Bojack è stato concesso di annullare il proprio passato accettando una cattedra come professore universitario, ma ciò non è che un mero inganno, perché niente può essere cancellato, nemmeno una scritta su una lavagna se si commette l’errore di utilizzare un indelebile. E così lo sono stati gli errori di Horseman, indelebili. Ed infatti essi tornano a bussare alla porta del cavallo senza mezzi termini, li possiamo leggere elencati uno ad uno appuntati nel suo studio mentre cerca di capire insieme agli amici di sempre quale tra i tanti stia per far crollare inesorabilmente il suo mondo. Errori tra cui Sarah Lynn spicca su tutti. La sesta stagione è forse quella in cui Bojack è più solo in assoluto, chi gli era stato accanto inizia lentamente a capire la tossicità della sua presenza ed inizia a capire che forse non tutti possono essere salvati; vediamo quindi Todd prendere coraggio e chiudere letteralmente in faccia la porta a Bojack, vediamo Diane opporsi bruscamente al suo ennesimo meschino insabbiamento, Princess Carolyn si aggrappa con gli artigli alla speranza di poterlo salvare per poi rendersi conto a sua volta che chi non vuole essere salvato non ha speranze, è destinato ad auto sabotarsi in eterno, Hollyhock su tutti, taglia inesorabilmente i rapporti. L’unico che non volterà mai le spalle a Horseman sarà il fedele Peanutbutter che, come qualunque cane che si rispetti, non morderà mai la mano del padrone.

Il penultimo episodio è di una bellezza indescrivibile, dopo il rovinoso crollo della vita di Bojack, egli cerca rifugio in ciò che l’ha sempre schermato dal mondo: la droga e l’alcol. Si abbandona così nuovamente agli eccessi che avevano caratterizzato tutta la sua vita per arrivare poi a vivere un’esperienza pre morte nella quale si trova a dover affrontare tutti i fantasmi del suo passato. Tutte le persone che sono morte prima che lui potesse confrontarcisi un’ultima volta, vediamo quindi Beatrice, Herb, Sarah Lynn, suo padre nelle veci di Secretariad, lo zio morto in guerra da cui avrebbe dovuto prendere esempio. Tutti questi personaggi si trovano riuniti ad una tavola, dove viene servita l’ultima cena; Bojack a capotavola ordina dell’acqua che gli viene servita da Zac Braff e che sa incredibilmente di cloro e riceve come pasto un’infinità di pasticche e così tutti gli altri personaggi vedranno un’affinità tra la propria portata e la propria vita o la propria morte. Alla fine del pasto vengono condotti in una stanza limitrofa dove si terrà lo spettacolo, ovvero dove ogni personaggio farà uno sketch prima di abbandonarsi al nulla che segue la morte. Prima di farsi inghiottire dall’indefinito. Ed è qui che Bojack realizza di stare morendo, è qui che lo spettatore realizza che la sigla aveva del segno premonitore. Se la serie si fosse chiusa così sarebbe stato un finale brutale e brillante, il panorama a metà strada nella vita di Bojack interrotto bruscamente da una notte di eccessi.

Ma gli autori hanno voluto far si che i personaggi potessero ancora una volta confrontarsi e che la chiusura non fosse brusca quanto la richiesta di Netflix. Quindi abbiamo l’ultimo episodio, Horseman si attacca alla vita e viene perciò salvato, ma è costretto a far i conti con la realtà e ad affrontare almeno parzialmente le conseguenze delle sue azioni, viene quindi mandato in carcere e, come recitava Guy Pearce “anche se chiudo gli occhi, il mondo continua ad esistere”, così anche senza Bojack le vite di tutti trascorrono ed arrivano in un modo o nell’altro ad una sorta di capolino, sebbene nessuno abbia una vera conclusione, ma forse tutti si arrendano più al flusso degli eventi. Così Princess Carolyn da sempre timorosa di morire da sola, accetta l’amore di Judah, Todd riesce a risanare i rapporti con la madre, ma capisce che non v’è ormai più dialogo dopo tanti anni di silenzi, Diane nonostante provi a seguire Guy è alla fine costretta ad accettare che non fosse un amore destinato a durare e Mr Peanutbutter per la prima volta si trova a dover affrontare la solitudine di una casa vuota. L’ultimo episodio è un alternarsi di indigestioni verbali e silenzi, quei silenzi imbarazzanti di chi non ha più nulla da dirsi ed è proprio su uno di questi che si chiude l’episodio, su un assordante mancanza di parole tra Bojack e colei che più di tutte ha amato, seduti su un tetto sotto il cielo stellato tra le note di Mr. Blue.

 

Bojack Horseman è quindi la serie di animazione che ha rilanciato il genere ed è per questo che rimarrà indelebile, come la scritta con cui si apre, nell’universo della serialità.

Camilla.

 

 

 

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