Una spada (vi prego) per Lady Oscar

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Cari fanciulli,
oscargiusto l’altro giorno, in un momento Amarcord di quelli che ci colgono la mattina davanti allo specchio quando realizziamo che siamo ormai nei nostri late twenties, o peggio, già scollinati nei miserabili thirties, mi è venuto un super flash sull’origine dei turbamenti sentimental-sessuali di noi Giovani nati negli anni 80.
Mi spiego meglio…ripensavo nostalgica alla mia spensierata fanciullezza, tutta latte, Nesquik e Bim Bum Bam ed in un solo istante, a colpi di spada, si è fatto largo nella mia mente il ricordo di Lei, la Divina Oscar.
Tutti noi abbiamo i nostri beniamini preferiti, ma credo che se potessimo fare un rapido sondaggio, probabilmente la maggior parte delle mie coetanee fanciulle confesserebbero di conservare ancora nel cuore tanto love (e tantissima preadolescenziale perturbazione) per il colonnello “Oscar Francois de Jarjayes”.
Forse non tutti sanno che Madamigella Oscar ha ormai raggiunto la veneranda età di 42 anni e, resami conto (con stupore) di ciò, e del fatto che non vedevo un episodio da circa 17 anni, ho pensato che poteva essere giunto il momento di rispolverare la mia venerazione per Lei. Quindi ho fatto delle ricerche.
imageCome sempre accade quando si riesumano pezzetti della nostra pischellaggine provinciale, mi sono presto resa conto che dietro i miei ricordi giovanili si celavano loschissime verità che con gli occhietti vergini dei miei 9 anni non avevo davvero potuto cogliere.
Tanto per cominciare la storia di Oscar, ripensandoci oggi, e’ veramente atroce: la poveretta aveva solo 14 anni quando è stata mandata da quello schizzato despota di suo padre a fare il Comandante della Guardia Reale e, contemporaneamente, a fare da body guard a quella sciacquetta di Maria Antonietta, sua coetanea e futura regina di Francia. Quattordici anni, rendiamoci bene conto: immaginiamocela li, coi primi cicli mestruali, costretta ad infilarsi l’uniforme da uomo e a tirare di spada mentre le altre ragazzette passeggiano giulive a corte con indosso abiti di chiffon, parrucche scultura e scarpette in seta pastello. [piccolo inciso: se non avete visto il “Marie Antoinette” di Sofia Coppola fatelo, non foss’altro per i costumi che valgono da soli 2 ore di film.
 Ma torniamo a noi…immaginate la frustrazione. Perché un conto e’ essere effettivamente un transgender, un conto e’ essere obbligate dal proprio padre a venir su come un ometto image (1)quando in realtà si è una ragazza, peraltro particolarmente gnocca. E oltre al danno la beffa: già sei costretta a girare vestita da soldatino, la tua migliore amica e’ la futura regina, e’ una giovane arrapata che si aggira per Versailles con dei corsetti che le mandano il davanzale a livello tonsilla, a corte arriva un bonazzo come il conte di Fersen, e cosa accade? Tu devi farti da parte, perché sei un soldato, sei al servizio della sciacquetta e tutti pensano che tu non possa provare sentimenti da donna.
 Sfatiamo un altro mito: anche se “Le Rose di Versailles” e’ considerato il manga precursore del genere Yuri, quasi certamente per il travestitismo di Oscar, bisogna sempre tenere ben presente che la nostra Madamigella era etero. Si signori, le piacevano i maschi: cara Cristina d’Avena, “La spada per Lady Oscar” lo sappiamo noi che spada e’!
E la signorina comincia pure presto, tra un duello e l’altro, a pensare agli ometti. Prima si innamora (non corrisposta) del George Clooney dell’epoca, tale conte di Fersen. In questa fase iniziano anche per noi i turbamenti: tutti ci ricordiamo quanto fosse triste vederla piangere lacrime lucenti quando la Antonietta, che a sua volta si era invaghita del Conte, la usava come confidente e messaggero, riuscendo ad orchestrare una relazione extraconiugale coi controfiocchi. Proprio con Fersen. E Oscar zitta, a fare l’amica sfigata che ti tiene la parte e ti copre coi genitori (o con Luigi XV).
image (2)A questo turbamento sentimentale si aggiunge poi un altro dolore: l’amico di sempre, Andre’, le si dichiara in una scena-aggressione parzialmente censurata in Italia, ma Oscar decide di respingerlo. La nostra beniamina sceglie la friend zone perche’ l’amore infelice per Fersen l’ha portata a prendere la soffertissima decisione di lasciare la guardia reale per trasferirsi al comando dei soldati della guardia. Ormai ha scelto di rinnegare totalmente la sua parte femminile, quindi respinge quel poveretto di Andre’ che, come tutti ricorderemo, ci rimane sotto parecchio. Celebre la sua frase: “Anche io devo dirti una cosa: una rosa è una rosa, anche se sia essa una rosa bianca o rossa. Una rosa non sarà mai un lillàOscar”. 
Infine, non contento del disastro psicologico causato alla figlia privandola della sua identità femminile, il padre si redime e decide che è giunto il momento di maritare Oscar. E chi ti si propone? Tale Girodel, suo secondo al comando della Guardia Reale. Lei lo respinge, nel frattempo si innamorano di lei anche Alain de Soisson, amico di André, e la tenera Rosalie, che sembrava essere la sola a non avere ancora capito che Oscar in realtà e’ una donna.
Insomma, questa biondona faceva capitolare uomini (e donne) a destra e a manca, tranne l’unico di cui era innamorata. A nove anni magari la storia della ragazza-uomo ti e’ chiara solo fino ad un certo punto, ma sono certa che gia’ allora avevo capito benissimo che:image (3)
– l’amore e’ un casino mostruoso;
– la gente per amore piange un sacco e beve il vino rosso da sola, specialmente se e’ sera e fuori piove;
– quando ti innamori funziona che lui entra nella stanza e a te ti diventano gli occhi pulsanti e ti pietrifichi come un Gargoyle;
– gli amori migliori son quelli che finiscono in tragedia;
– il ragazzo che amerai da grande, rispetto agli altri, avra’ i capelli scintillanti e quando andra’ a cavallo partira’ una musica di campanellini in sottofondo, e tu sarai felice.
La storia dei campanellini la si comprende meglio verso la fine, quando Oscar (viva Dio) capisce di amare Andre’, si dichiara, e i due copulano selvaggiamente lungo le rive della Senna. Anche qui scena censurata in Italia:
Detto ciò penso di non spoilerare nulla ricordando come va a finire: Andre’ muore per un colpo di arma da fuoco. Oscar piange come una femminuccia al suo capezzale, gli dice che lo ama, ma a sua volta non se la sta passando bene, perché nel frattempo si è presa la tisi. A Parigi scoppiano le rivolte, lei si schiera con il popolo e non con la corona, si presenta in zona Bastiglia al momento sbagliato e muore, trivellata di colpi come in un film di Quentin Tarantino.
Ora: questo e’ quello che noi giovani trentenni di oggi vedevamo in tv, dopo scuola, bevendo succo all’albicocca e mangiando girelle. Abbiamo imparato l’amore, il tradimento, il travestitismo, il patriottismo, la teoria del complotto (vedi affare della collana e processo a Jeanne Valois), abbiamo imparato che per amore si soffre, si piange e si muore.
Poi non chiediamoci perché siamo venuti su un filo sentimentali, perché a volte propendiamo alla tragedia e perché tendenzialmente siamo una generazione che ha imparato qualcosa di utile dai cartoni animati.
Detto ciò magari ne riparliamo quando le attuali seienni, venute su a pane Bratz, Winx e compagnia bella, arriveranno alle loro prime delusioni d’amore.
Di una sola cosa possiamo essere certi: i bimbi di oggi non hanno nei loro cartoni animati cybertech un maestro di dichiarazioni d’ammmmore che eguagli Andre’ Grandier. E questo, francamente, e’ davvero un peccato.
CIT. “Hai paura di me? Oscar, urla e grida quanto vuoi! Non m’importa, anche se mi uccidi! Ti amo! Oscar! Oscar… da quanto tempo… ogni volta che i tuoi capelli biondi si scioglievano al vento… ogni volta che trovavo la costellazione di Orione nelle tue pupille, incorniciate dalle ciglia del colore delle notte, sottili come fili di seta… e ogni volta che dalle tue labbra usciva un sospiro… emergeva dal profondo del mio cuore un ardore che… mi faceva perdere la testa.”
La Lau
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