Chiamami Col Tuo Nome -Il calore di un istante-

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Era dai tempi de “La vita è bella” di Benigni che un film italiano non riceveva più di una nomination agli Oscar, ragion per cui “Chiamami col tuo nome” è un film evento. Un evento talmente importante per il nostro cinema che il sistema di distribuzione italiano ha deciso di rendere più facile il reperimento dell’Arca dell’alleanza rispetto a questo film in sala. Ma già in passato si era visto quanto poco contasse la qualità in ambito distributivo, quindi tanto vale non sprecare altro fiato e passare a parlare del film stesso.

Chiamami col tuo nome è una pellicola di una dolcezza disarmante, rapisce lo spettatore, un minuto dietro l’altro, intrappolandolo in una carezzevole storia d’amore estiva. Con estrema naturalezza si viene inseriti nel mondo di Oliver ed Elio, Elio ed Oliver, dove non vi è spazio per nessun altro al di fuori di loro e di ciò che provano l’uno per l’altro. I sentimenti tra i due paiono accendersi lentamente, gradualmente e con l’ausilio dell’arte sono costretti a prender atto del fatto che fra di loro si sia innescato qualcosa, che vi sia più di una semplice alchimia intellettuale a legarli. Tutto ha inizio con un quesito “è meglio parlare o morire?”, è meglio accettare ciò che sta nascendo rischiando un giudizio o è meglio tacere e rischiare di perdere l’unico fugace attimo di felicità? Come il racconto di qualunque primo amore, perché è di questo che si tratta per Elio, non mancano la titubanza, l’innocenza, la paura, ma, come dice il padre di Elio riguardo ad alcuni busti in bronzo, è come se ti sfidassero a sedurli e questo è ciò che avviene anche per i due giovani. Entrambi si desiderano, entrambi vedono nell’altro il proprio complementare, ma in un’Italia rurale degli anni 80, temono i giudizi, temono il rovinoso crollo della situazione, ma, come un fiume in piena, così i loro sentimenti non si possono frenare. Ed allora vengono travolti, investiti da una miriade di sensazioni nuove e vere, mai fuori luogo, mai artificiose, sempre pure e genuine. Il resto del mondo scema attorno a loro e diviene solo una cornice per quella che è la loro storia. I personaggi corali si muovono attorno a loro, ma è come se non lo facessero, perché lo spettatore ed i protagonisti sono sigillati in una bolla di emozioni. Ma, come ogni amore estivo, anche questo è destinato a terminare, perché Elio ed Oliver hanno due vite troppo distanti, sia metaforicamente che fisicamente, perché possano pretendere di condividerle in eterno, entrambi erano consapevoli che il tempo a loro disposizione non sarebbe mai potuto essere superiore alle sei settimane, ma ciò non ha reso il loro amore meno autentico. All’apice fa quindi seguito il crollo: la separazione.

Ed a coronare questa nuova distanza che intercorre tra i due giovani è il meraviglioso monologo del padre di Elio, discorso che strappa a forza le lacrime dagli spettatori, parole delicate pronunciate da un padre che ama ed accetta il figlio più di ogni altra cosa, che lo scongiura di non opporsi al dolore, lo prega di lasciarsi travolgere da quella schiera di sentimenti struggenti, perché di cuore ce n’è concesso solo uno e che tristezza sarebbe rinunciare ad esso. Gli spiega come la lacerazione del proprio io sia importante al pari dell’intensa felicità, perché senza l’uno non può esistere l’altro, perché se non si prova qualcosa non si può dire d’aver vissuto e perché non si può mai sapere se la vita ci concederà ancora dei sentimenti ardenti e profondi come quelli che hanno legato Oliver ed Elio.
La regia di Guadagnino è pulita ed accompagna come in una lenta danza la nascita della storia, senza mai intromettervisi, la colonna sonora corona il quadro di dolcezza che si viene a delineare nelle due ore in cui la pellicola si sviluppa. Infine il giovane Timothée Chalamet ci dona un’interpretazione unica che gli è valsa la candidatura come miglior attore, peccato se la debba giocare con attori del calibro di Gary Oldman.

Detto ciò non mi resta da far altro se non invogliarvi ad affollare le (poche) sale per questo film delicato e genuino e lasciarvi trasportare dal flusso di emozioni al quale vi verrà dato accesso.

Camilla.

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